L’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) sta avendo il suo impatto anche sul settore giuridico. Attualmente nel mirino degli esperti del settore ci sono due argomenti di primario interesse: la giustizia predittiva e la giurimetria. La prima ricorre ad algoritmi complessi per prevedere l’esito di un giudizio, mentre la seconda consiste nell’applicazione dell’informatica al diritto. Tra i vantaggi di tali innovazioni digitali si individuano la maggiore certezza del diritto e l’uniformità nelle interpretazioni legali. Tra le principali preoccupazioni, invece, si annoverano i rischi conseguenti alle decisioni prese basandosi in base ad algoritmi. Nel nostro Paese questi strumenti sono ancora in fase sperimentale.

1. Algoritmo o giudice umano? I principi della giurimetria

L’avvocato Lee Loevinger nel 1949 coniò il termine “giurimetria” con il proposito di applicare l’informatica al diritto per giungere a una scienza esatta. La giurimetria nell’ambito della giustizia predittiva serve a misurare e analizzare i fenomeni giuridici tramite sistemi quantitativi. Si esaminano le decisioni giudiziarie del passato per rintracciare dei modelli o delle tendenze e stimare le probabilità di esito in futuri casi simili.

Uno dei vantaggi dell’applicazione dell’informatica al diritto sarebbe la garanzia di un diritto chiaro, certo, conoscibile, univoco e uniformemente interpretato; attuato dai vari uffici giudiziari in modo omogeneo, a tutela di una maggiore coerenza nell’applicazione della legge.

Affidare a un algoritmo la decisione giudiziale in un processo però comporta rischi di non poco rilievo. L’accuratezza dei modelli predittivi dipende dalla qualità dei dati utilizzati per l’addestramento. Se i dati contenessero pregiudizi o discriminazioni, questi ultimi potrebbero essere amplificati dagli algoritmi di apprendimento automatico, indirizzando verso decisioni ingiuste o errate.

Fattori di analisi giurimetrica

L’analisi giurimetrica ricorre a modelli statistici e algoritmi di apprendimento automatico e coinvolge diversi fattori, tra cui:

  • la tipologia del caso,
  • le caratteristiche delle parti coinvolte,
  • le decisioni precedenti.

2. Intelligenza artificiale e giurimetria: nasce la giustizia predittiva

La giustizia predittiva combina la giurimetria e l’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza e l’accuratezza delle decisioni giudiziarie. Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale sono in grado, ad esempio, tramite i processi di machine learning, di analizzare grandi quantità di dati giuridici, tra cui testi legislativi e precedenti giudiziari, allo scopo di offrire supporto alle decisioni degli organi giudiziari.

I 5 principi della Carta etica sull’uso dell’AI della CEPEJ

Già nel 2018 la Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ) del Consiglio d’Europa ha emanato la Carta etica europea sull’utilizzo dell’AI nei sistemi giudiziari e negli ambiti connessi.

I 5 principi della Carta etica sono:

  1. rispetto dei diritti fondamentali nell’elaborazione e attuazione di servizi e strumenti di intelligenza artificiale;
  2. non discriminazione tra persone o gruppi di persone;
  3. qualità e sicurezza di tecnologie che processano decisioni e dati giudiziari ricorrendo a fonti certificate, in un ambiente tecnologico sicuro;
  4. trasparenza, imparzialità ed equità nel trattamento dei dati accessibili e comprensibili;
  5. possibilità per gli utilizzatori di rimanere attori informati e mantenere il controllo delle loro scelte.

La CEPEJ esorta all’uso dei suddetti strumenti nei sistemi giudiziari nazionali e sovranazionali, nell’ottica del miglioramento dell’efficienza e della qualità della giustizia. Al contempo, tenta di individuare delle modalità generali affinché l’adozione di sistemi innovativi sia effettuata in modo responsabile.

Disciplina europea in materia di trattamento dei dati personali

La disciplina europea in materia di trattamento dei dati personali sembra ostacolare le decisioni prese senza intervento umano. In essa si trovano le norme più importanti riguardanti la tutela dei diritti nell’ambito di decisioni automatizzate. In particolare, gli articoli 13 e 15 del GDPR in materia di trasparenza algoritmica riconoscono il diritto dell’interessato a conoscere l’esistenza di processi decisionali automatizzati che lo riguardino e a ricevere informazioni sulla logica utilizzata. Inoltre, l’art. 22 enuncia il principio di non esclusività e il diritto di contestazione della decisione basata unicamente su un processo decisionale automatizzato. L’art. 71 invece sancisce il principio di non discriminazione algoritmica.

3. L’evoluzione della giustizia predittiva a livello internazionale

Negli Stati Uniti, l’uso dell’intelligenza artificiale nel settore legale è notevolmente più avanzato. Aziende come Lex Machina di LexisNexis e le società di revisione legale tra le Big Four come Deloitte stanno investendo in modo importante in soluzioni di predictive analytics. In Gran Bretagna, un gruppo di ricercatori a Cambridge ha sviluppato un sistema AI, AI Lawyer, che prevede le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con una precisione del 79%.

4. L’uso dell’AI nel settore legale in Italia

L’Italia, pur essendo ancora agli esordi nell’adozione dell’intelligenza artificiale nel settore legale, mostra segnali promettenti di un futuro in cui l’AI gioca un ruolo cruciale. Studi pionieristici come quello del 2021 di Giuseppe Contissa – ricercatore presso l’Istituto di teoria e tecniche dell’informazione giuridica (ITTIG) del CNR di Firenze – che ha analizzato 2.000 sentenze della Cassazione, dimostrano che l’AI può prevedere correttamente l’esito delle decisioni giudiziarie nel 70% dei casi. Questi risultati preliminari, sebbene ancora in fase di sviluppo, aprono la strada a un utilizzo più esteso dell’AI per analizzare e prevedere tendenze giuridiche.

Il progetto “RoboJudge”, una collaborazione tra il Ministero della Giustizia italiano e l’Università di Bologna, è un altro esempio significativo di questa tendenza. Utilizzando un vasto set di dati di oltre 10.000 casi giudiziari italiani, il progetto mira a sviluppare algoritmi di apprendimento automatico per prevedere gli esiti dei casi giudiziari. Nonostante l’entusiasmo, esistono preoccupazioni riguardo ai potenziali pregiudizi ed errori degli algoritmi, specialmente in relazione a gruppi vulnerabili o a casi con sfumature complesse. Queste preoccupazioni evidenziano la necessità di un’attenta supervisione e di un continuo sviluppo etico degli strumenti di AI nel settore legale.

Un’indagine di Italia4Blockchain rivela che il 42% degli studi legali italiani ha già adottato o prevede di adottare soluzioni di intelligenza artificiale entro i prossimi tre anni. Questo dato sottolinea una tendenza in crescita verso l’integrazione dell’AI nel settore legale italiano.

La posizione del CNF

Il Consiglio Nazionale Forense, con le sue “Linee guida sull’intelligenza artificiale e il diritto”, ha mostrato una chiara apertura verso l’impiego dell’AI. Riconoscendo il suo potenziale nel guidare gli avvocati nella qualificazione di fattispecie concrete e nella ricerca giurisprudenziale, il CNF sottolinea l’importanza di un approccio equilibrato e informato all’uso dell’AI, che tenga conto sia delle opportunità sia delle sfide etiche e pratiche.

I primi esperimenti giudiziari in Italia

Stanno guadagnando popolarità strumenti come Iurix, che è in grado di analizzare norme e orientamenti giurisprudenziali per fornire risposte rapide e personalizzate. Il suo impiego da parte del Consiglio di Stato dimostra un crescente interesse verso soluzioni AI che possono semplificare e velocizzare il lavoro legale.

La sentenza n. 2270/19 emessa dal Consiglio di Stato ha affrontato per la prima volta l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione in Italia, stabilendo i primi principi giurisprudenziali a riguardo. Nella motivazione della sentenza ci si riferisce per la prima volta al concetto di “Giustizia robotizzata o cybergiustizia” per indicare le decisioni prese da un algoritmo all’interno della P.A.

Secondo l’Alta Corte, l’uso dell’Intelligenza Artificiale è legittimo quando l’algoritmo svolge solo l’elaborazione dei dati, mentre l’uomo ne stabilisce le regole. Questo approccio rispetta i principi di efficienza ed economicità previsti dalla legge, nonché il principio di buon andamento dell’azione amministrativa sancito dall’articolo 97 della Costituzione Italiana.

Dunque, l’utilizzo degli algoritmi viene caldeggiato solo nei casi di processi amministrativi standardizzati, mentre viene escluso laddove è indispensabile la discrezionalità amministrativa.

5. Il necessario equilibrio tra automazione ed essere umano

Ci stiamo dunque realmente muovendo nella direzione di usare sistemi di AI in grado di “predire” le decisioni dei giudici? Questo fino a poco tempo fa era ritenuto fantascienza. Oggi, per poter sfruttare al meglio l’enorme potenziale degli strumenti descritti, è indispensabile affrontare la necessità di garantire la qualità dei dati, la tutela della privacy e l’imparzialità degli algoritmi. Solo in tal modo si potrà assicurare che l’utilizzo delle tecnologie in ambito giuridico risulti equo e avvenga nel rispetto dei diritti della persona. Resta quindi centrale il ruolo attivo e di controllo di giudici e avvocati in ogni fase di utilizzo dell’AI affinché l’intero sistema possa essere affidabile e rispondere a reali esigenze sociali di giustizia. Nel dibattito sull’evoluzione della giustizia predittiva, l’equilibrio tra l’automazione e il ruolo dell’umanità nella giustizia è tutt’ora un tema chiave e in evoluzione.

Benefici apportati dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale

Riepilogando, i benefici che si intuiscono nell’uso accorto dell’AI in ambito legale sono:

  • miglioramento dell’efficienza e facilitazione dell’individuazione di casi ad alto rischio o ad alta priorità, con conseguente possibilità per i tribunali di allocare in modo ottimale le risorse. Ne deriva una riduzione dei tempi di attesa e di gestione dei processi;
  • riduzione della discrezionalità dei giudici e maggiore uniformità nell’applicazione della legge;
  • previsioni più accurate sugli esiti dei casi legali grazie agli algoritmi di apprendimento automatico e all’identificazione di eventuali pattern o correlazioni nascoste;
  • supporto alle decisioni giudiziarie nella valutazione delle prove e nella ricerca giuridica;
  • maggiore accessibilità alla giustizia per le persone che hanno risorse finanziarie ridotte, le quali potranno capire meglio i loro diritti e accedere alle risorse legali necessarie;
  • identificazione dei pregiudizi e delle discriminazioni.